Potrebbe sembrare un obiettivo pretenzioso: aumentare le competenze empatiche di un essere umano. Prima di prendere parte al training course Connect Before Correct (una KA-153, Mobility of youth workers), non mi era chiaro come potesse avvenire, specialmente all’interno di un programma di 6 giorni.
Ho visto accadere la magia, ma andiamo con ordine.
Siamo stat* accolt* nella bellissima Puck, una piccola cittadina che si affaccia sul Mar Baltico, dai colleghi – capofila di progetto- di Fundacja Autokreacja per un training course che ha visto Naka in partnership con euroAltea, Youthfully Yours SK, United Societies of Balkans, European Youth Centre Břeclav, Ikigai, Adribs France, Kanocards.
Tornando ai contenuti della formazione, è noto che con il termine empatia, in generale, ci riferiamo alla “capacità di comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona, in modo immediato, prevalentemente senza ricorso alla comunicazione verbale. Più in particolare, il termine indica quei fenomeni di partecipazione intima e di immedesimazione attraverso i quali si realizzerebbe la comprensione estetica.” (fonte https://www.treccani.it/vocabolario/empatia/).
Lo strumento proposto dalle formatrici Paulina Orbitowska-Fernandez e Sylwia Federico, per esplorare ed allenarci all’empatia è stato “La Comunicazione Nonviolenta” (NVC): anche chiamata comunicazione empatica, comunicazione collaborativa o linguaggio giraffa, è un modello comunicativo basato sull’empatia, la compassione e il rispetto reciproco. È stata ideata nel 1960 dallo psicologo statunitense Marshall Rosenberg, secondo il quale essa permette di evitare le frequenti incomprensioni che derivano da un comunicare approssimativo e di riuscire a creare contesti comunicativi win-win.
L’NVC si basa sull’idea che tutti gli esseri umani siano capaci di compassione. Qualora essi non riconoscano le strategie più efficaci per soddisfare i propri bisogni ricorrono alla violenza fisica o psicologica in modo automatico, per consuetudine culturale.
L’NVC mira a creare connessioni empatiche tra le persone e si basa su quattro componenti fondamentali:
1. Osservazione: identificare e descrivere gli elementi oggettivi e fattuali di ciò che si osserva senza giudizio o valutazione (es. invece di dire: “Mi ignori sempre”, prova a dire: “Ho notato che durante la nostra conversazione di ieri, stavi guardando il tuo telefono e non rispondevi a me”).
2. Sentimento: identificare ed esprimere le proprie emozioni in relazione a ciò che si osserva (es. invece di dire: “Mi fai arrabbiare quando annulli i piani”, prova a dire: “Mi sentivo triste e deluso quando i nostri piani sono stati annullati perché ero davvero eccitato di vederti”).
3. Bisogno: riconoscere e comunicare i bisogni che stanno alla base dei sentimenti (es. invece di dire: “Non passi mai del tempo con me”, prova a dire: “Ho bisogno di più tempo di qualità e intimità nella nostra relazione”).
4. Richiesta: chiedere ciò che si desidera in modo chiaro, specifico e realizzabile,in modo da permettere all’interlocutore di soddisfare i bisogni espressi(es. invece di dire: “Dovresti passare più tempo con me”, prova a dire: “Saresti disposto a passare più tempo con me?”).
Questi quattro punti lavorano in sinergia per creare un dialogo rispettoso, empatico e autentico.
L’impatto che questo approccio può avere sulla nostra quotidianità è innegabile poiché può aiutare a prevenire o risolvere i conflitti, migliorare le relazioni personali e professionali e promuovere una maggiore comprensione tra le persone; può anche contribuire a creare un ambiente più positivo e produttivo in vari contesti, come la famiglia e la scuola o anche essere uno strumento efficace per la mediazione e la risoluzione dei conflitti a livello internazionale.
Rosenberg utilizza la metafora della Giraffa e dello Sciacallo come metafora per descrivere il suo modello: la Giraffa, con il cuore più grande tra i mammiferi terrestri e un lungo collo, rappresenta empatia e visione a lungo termine. Lo Sciacallo, invece, è il simbolo di quella parte del nostro io che parla, pensa e agisce in modi che ci allontanano dai nostri bisogni e sentimenti, e quindi, di conseguenza, anche dall’altro. In modo simile alla Giraffa, chi adotta la Comunicazione NonViolenta dispone degli strumenti per conoscere in modo approfondito la realtà emotiva che sottende ogni processo comunicativo e favorire, così, la comprensione reciproca.
Nella pratica, dunque l’NVC richiede un impegno attivo per ascoltare con empatia e rispondere con compassione che richiede pratica e impegno e comporta benefici profondi, portando a relazioni più autentiche e soddisfacenti. Essa non è solo un modo di parlare, ma un modo di vivere e di relazionarsi con gli altri, che tiene conto dei bisogni e del sentire di tutti i soggetti coinvolti. Quando le persone non individuano le strategie più efficaci per soddisfare i propri bisogni, possono ricorrere in modo automatico alla violenza fisica o psicologica. La comunicazione non violenta mira al contrario a una maggiore autenticità negli scambi comunicativi, a una connessione emotiva più profonda e alla risoluzione dei conflitti.
Lascio ora spazio alle considerazioni di Michelle Sienkiewicz, volontaria per NaKa alla sua prima esperienza con il programma Erasmus+.
“Imbarcarmi in un viaggio di auto-scoperta e scambio culturale, la mia prima esperienza con il programma Erasmus della Comunicazione Nonviolenta (NVC) a Puck, è stato senz’altro trasformativo. Incastonata lungo la pittoresca costa polacca, Puck è diventata lo sfondo per un’immersione di una settimana nei principi dell’empatia, della comunicazione e della comprensione.
Dal momento in cui sono arrivata, sono stata avvolta in una tela di diversità. Partecipanti da varie parti del mondo si sono incontrati, ognuno portando le proprie prospettive uniche e le loro storie . Nonostante le nostre differenze di background e lingua, condividiamo un obiettivo comune: promuovere una comunicazione compassionevole e costruire ponti tra le culture.
Il programma è stato meticolosamente progettato per fondere l’apprendimento teorico con l’applicazione pratica. Attraverso workshop, role-play e discussioni di gruppo, ci siamo addentrati nei principi fondamentali della NVC, imparando a identificare ed esprimere i nostri sentimenti e bisogni con chiarezza ed empatia. Le formatrici ci hanno guidato nel processo, incoraggiando il dialogo aperto e l’ascolto attivo.
Uno degli aspetti più profondi dell’esperienza è stata l’opportunità di scambio interculturale. Coinvolgere coetanei provenienti da diverse realtà culturali mi ha permesso di acquisire nuovi spunti e ampliare la mia visione del mondo. Abbiamo condiviso pasti, storie e risate, superando le barriere linguistiche per formare connessioni profonde e significative.
Oltre alle sessioni in agenda, Puck stessa è stata una fonte di ispirazione. La graziosa cittadina costiera con le sue strade lastricate e le viste mozzafiato ha fornito lo scenario perfetto per la riflessione e la contemplazione. Che si tratti di passeggiare lungo il lungomare o di guardare il Mar Baltico, ho trovato momenti di pace e serenità nel mezzo della frenesia del programma.
Man mano che la settimana volgeva al termine, non potevo fare a meno di provare un profondo senso di gratitudine. L’esperienza NVC Erasmus+ non solo mi ha fornito preziose competenze comunicative, ma ha anche arricchito la mia vita in modi che non avrei mai immaginato. Ho lasciato Puck con un rinnovato senso di empatia e una profonda gratitudine per il potere del dialogo nel promuovere la comprensione e la connessione.
Guardando indietro, la mia prima esperienza NVC Erasmus a Puck è stata più di un semplice training course: è stato un viaggio di auto-scoperta, immersione culturale e crescita personale. Ha rafforzato l’importanza dell’empatia e della comunicazione nel navigare le complessità del nostro mondo interconnesso. E mentre dicevo addio a Puck, portavo con me non solo ricordi preziosi ma anche nuove amicizie che attraversano i continenti.”
Chiudo con le parole di Michelle e ancora una volta un enorme ringraziamento va a Kasia Luczak di Fundacja Autokreacja per il supporto logistico e il grande spirito di collaborazione che la contraddistingue e alle formatrici Paulina Orbitowska-Fernandez e Sylwia Federico, professioniste di spessore che ci hanno guidat* in questo percorso di crescita e scoperta.
Connect Before Correct: increasing empathic skills through NVC
This might sound like a pretentious goal: to increase a human being’s empathic skills. Before taking part in the Connect Before Correct training course (a KA-153, Mobility of youth workers), it was unclear to me how this could happen, especially within a 6-day program.
I saw magic happen, but let’s proceed in order.
We were welcomed to the beautiful Puck, a small town overlooking the Baltic Sea, by colleagues -project leader- from Fundacja Autokreacja for a training course that saw Naka in partnership with euroAltea, Youthfully Yours SK, United Societies of Balkans, European Youth Centre Břeclav, Ikigai, Adribs France, Kanocards.
Going back to the contents of the training, with the term empathy, in general, we refer to “the ability to understand the mood and emotional situation of another person, in an immediate way, mainly without recourse to verbal communication. More specifically, the term denotes those phenomena of intimate participation and identification through which aesthetic understanding would be realized.” (source https://www.treccani.it/vocabolario/empatia/).
The tool proposed by the trainers Paulina Orbitowska-Fernandez and Sylwia Federico, to explore and train us in empathy was the “NonViolent Communication” (NVC): also called empathic communication, collaborative communication or giraffe language, it is a communication model based on empathy, compassion and mutual respect. It was designed in 1960 by U.S. psychologist Marshall Rosenberg, who believed that it enables people to avoid the frequent misunderstandings that result from sloppy communication and to succeed in creating win-win communicative contexts.
The NVC is based on the idea that all human beings are capable of compassion. Where they fail to recognize the most effective strategies for meeting their needs they automatically respond with physical or psychological violence because of cultural custom.
NVC aims to create empathic connections between people and is based on four basic components:
1. Observation: identifying and describing the objective and factual elements of what you are observing without judgment or evaluation (e.g., instead of saying, “You always ignore me,” try saying, “I noticed that during our conversation yesterday, you were looking at your phone and not responding to me”).
2. Feeling: identifying and expressing your emotions in relation to what you observe (e.g., instead of saying, “You make me angry when you cancel plans,” try saying, “I felt sad and disappointed when our plans were canceled because I was really excited to see you”).
3. Need: recognize and communicate the needs underlying feelings (e.g., instead of saying, “You never spend time with me,” try saying, “I need more quality time and intimacy in our relationship”).
4. Requesting: asking for what you want in a clear, specific and achievable way,so that the other person can meet the expressed needs(e.g. instead of saying, “You should spend more time with me,” try saying, “Would you be willing to spend more time with me?”).
These four points work in synergy to create respectful, empathetic and authentic dialogue.
The impact of this approach on our daily lives is undeniable as it can help prevent or resolve conflict, improve personal and professional relationships, and promote greater understanding between people; it can also help to create a more positive and productive environment in various settings, such as family and school or even be an effective tool for mediation and conflict resolution at the international level.
Rosenberg uses the Giraffe and Jackal as a metaphor to describe his model: the Giraffe, with the largest heart among land mammals and a long neck, represents empathy and long-term vision. The Jackal, on the other hand, is symbolic of that part of our self that speaks, thinks and acts in ways that distance us from our own needs and feelings, and consequently, from each other. In a similar way to the Giraffe, who adopt Nonviolent Communication have the tools to learn in depth about the emotional reality that underlies every communication process and promote, in this way, mutual understanding.
In practice, the NVC requires an active commitment to listen with empathy and respond with compassion that requires practice and dedication and has profound benefits, leading to more authentic and satisfying relationships. It is not just a way of talking, but a way of living and relating to others that takes into account the needs and feelings of all involved. When people do not identify the most effective strategies for meeting their needs, they may automatically resort to physical or psychological violence. In contrast, the NonViolent communication aims for greater authenticity in communication exchanges, deeper emotional connection, and conflict resolution.
As follows the reflections of Michelle Sienkiewicz, a volunteer for NaKa in her first experience with the Erasmus+ program:
“Embarking on a journey of self-discovery and cultural exchange, my first experience with the Nonviolent Communication (NVC) Erasmus program in Puck was nothing short of transformative. Nestled along the picturesque Polish coast, Puck became the backdrop for a week-long immersion into the principles of empathy, communication, and understanding.
From the moment I arrived, I was enveloped in a tapestry of diversity. Participants from various corners of the globe converged, each bringing their unique perspectives and stories to the table. Despite our differences in background and language, we shared a common goal – to foster compassionate communication and build bridges across cultures.
The program was meticulously designed to blend theoretical learning with practical application. Through workshops, role-playing exercises, and group discussions, we delved into the core tenets of NVC, learning to identify and express our feelings and needs with clarity and empathy. Facilitators guided us through the process, encouraging open dialogue and active listening.
One of the most profound aspects of the experience was the opportunity for cross-cultural exchange. Engaging with peers from diverse cultural backgrounds allowed me to gain fresh insights and broaden my worldview. We shared meals, stories, and laughter, transcending linguistic barriers to form deep and meaningful connections.
Beyond the structured sessions, Puck itself served as a source of inspiration. The quaint coastal town with its cobblestone streets and breathtaking vistas provided the perfect backdrop for reflection and contemplation. Whether strolling along the waterfront or gazing out at the Baltic Sea, I found moments of peace and serenity amidst the hustle and bustle of the program.
As the week drew to a close, I couldn’t help but feel a sense of profound gratitude. The NVC Erasmus experience had not only equipped me with valuable communication skills but had also enriched my life in ways I never imagined. I left Puck with a renewed sense of empathy and a deep appreciation for the power of dialogue in fostering understanding and connection.
In retrospect, my first NVC Erasmus experience in Puck was more than just a program – it was a journey of self-discovery, cultural immersion, and personal growth. It reinforced the importance of empathy and communication in navigating the complexities of our interconnected world. And as I bid farewell to Puck, I carried with me not only cherished memories but also newfound friendships that spanned continents.”
I would like to end with Michelle’s words, and once again a huge thanks goes to Kasia Luczak of Fundacja Autokreacja for her logistical support and great spirit of cooperation, and to the trainers Paulina Orbitowska-Fernandez and Sylwia Federico, great professionals who guided us on this path of growth and discovery.